mercoledì 29 giugno 2011

La valle che non si arrende

Migliaia di persone a Susa per la fiaccolata. Domenica manifestazione a Chiomonte Sono 24 (su 43) le amministrazioni comunali della valle che si sono dichiarate contrarie all'opera

Che testa dura questi valsusini. Difficile farli arrendere, non demordono. Il movimento è ripartito subito, dopo la violenza (lacrimogeni e manganelli) e lo sgombero. Ieri sera alcune migliaia di persone hanno partecipato alla fiaccolata a Susa, dietro allo striscione «La valle che resiste non si arrende». La manifestazione nazionale del movimento si terrà domenica a Chiomonte.
Nella mattinata di ieri è stato, invece, organizzato un presidio di protesta, vicino alla centrale idroelettrica, sulla strada dell'Avanà, davanti all'ingresso di quella che è stata la Libera Repubblica della Maddalena. Un tam tam su internet ha chiamato alla partecipazione. Sono arrivati in tanti, a controllarli c'erano un centinaio di carabinieri: «Siamo sempre più militarizzati, non è una vita normale», si sfoga una signora. E mentre proseguivano i lavori per l'avvio del cantiere del tunnel geognostico e ripartiva la circolazione sull'autostrada A32 (chiusa dalle forze dell'ordine per demolire il guard rail e infrangere le barricate No Tav), alcuni camion di comitati e comuni, autorizzati dall'amministrazione di Chiomonte, si dirigevano al piazzale della Maddalena per recuperare il materiale del movimento.

All'arrivo, il panorama è stato desolante, tutto devastato (come racconta Alberto Perino nell'intervista accanto): tende danneggiate, feci sui sacchi a pelo, vestiti rubati. I No Tav sono riusciti a salvare ben poche cose. Ora, nel luogo dove per oltre un mese si sono alternati dibattiti, concerti e assemblee, restano solo sacchi di rifiuti, qualche sedia e scaffalature. Centocinquanta uomini della società Italcoge e delle altre aziende lavorano per piazzare le recinzioni, preparare le strade per i mezzi, creare lo svincolo dall'autostrada A32. Il cantiere è presidiato da polizia e carabinieri. Intanto, a Chiomonte, il sindaco Renzo Pinard, centrodestra, si sente abbandonato dallo Stato e maltrattato dai No Tav e minaccia le dimissioni: «Sono stufo di proclami da qualunque parte arrivino; i politici alzino il c... e vengano in Valle di Susa a vedere dove è la Tav, dove è la Valle di Susa, dove sono i problemi». Se il comune di Chiomonte è favorevole al tunnel di base, sono invece 24 le amministrazione contrarie al Tav. In totale, i comuni della Comunità montana Valle Susa e Val Sangone, presieduta del presidente Sandro Plano (Pd ma contrario all'opera), sono 43 ma solo una parte è interessata dal tracciato della Torino-Lione, in particolare quelli della bassa Val di Susa. Il fronte istituzionale è parte integrante del movimento. I sindaci sono stati sulle barricate e hanno cercato di trattare con la polizia.

Le forze dell'ordine (e la politica) hanno certo vinto il confronto militare, ma non quello democratico. C'è una valle che chiede di essere ascoltata non caricata. Una battaglia sicuramente l'hanno vinta i No Tav, quella su internet: siti e profili facebook aggiornati in tempo reale, una documentazione e un approfondimento continuo. Come i 150 motivi per dire no alla Tav proposti da Pro Natura: dall'insostenibilità dei costi all'ampia capacità delle infrastrutture esistenti, dalla caduta del traffico merci su questa direttrice alpina all'impatto dei ventennali cantieri.
La protesta va avanti. «Ci riprenderemo La Maddalena» dice Perino. Per Paolo Ferrero, segretario Prc presente durante la notte d'attesa e il blitz, «l'occupazione militare della Maddalena a Chiomonte non chiude la battaglia contro la Tav, opera dannosa anche per le tasche degli italiani, con i suoi 20 miliardi di spesa per lo stato italiano. La Val di Susa è parte di una battaglia più grande sui beni comuni: dall'acqua al territorio al lavoro. Proponiamo la costruzione di una Costituente dei beni comuni che raggruppi tutti i movimenti».

Da il manifesto del 29 giugno

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