martedì 7 maggio 2013

Hanno ancora senso gli inviati di guerra?

Dopo la sparizione di Domenico Quirico in Siria, ne parliamo con Mimmo Càndito, il decano dei reporter

Se il giornalista contemporaneo può essere comunemente ritratto seduto al desk, Mimmo Càndito, ancorato a fili e cavi, non c’è mai voluto stare. Per raccontare soprattutto la guerra e raccogliere le storie di uomini, donne e bambini devastati dal conflitto. Perché prima dei rischi delle pallottole, per il buon reporter viene quell’empatia profonda con le sofferenze dei popoli di cui parlava Ryszard Kapuscinski. Inviato speciale, commentatore di politica internazionale e corrispondente di guerra de La Stampa, Càndito, classe 1941, ha una esperienza quarantennale da reporter e ha attraversato le ultime crisi più drammatiche della storia del mondo. Dall’Afghanistan all’Iraq, dal Kosovo alla Libia.


[CONTINUA]

Da Linkiesta del 6 maggio

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