giovedì 10 dicembre 2009

Al via il processo Eternit: oltre 2 mila vittime dell'amianto

Un pool di avvocati da diversi Paesi per difendere i lavoratori. A giudizio i vertici della multinazionale

TORINO - Per la prima volta a Casale Monferrato si superano i 50 casi di mesotelioma in un anno. Non era mai successo. I dati sono ufficiosi, stime dell'Asl locale. «È sconfortante, ma speriamo sia il picco», commenta Bruno Pesce, coordinatore dell'associazione vittime dell'amianto, esorcizzando la paura che il peggio (previsto per il 2020) debba ancora venire. Lui è un uomo mite, ma deciso. In questi 30 anni di lotta non si è mai scoraggiato. Oggi, con l'inizio a Torino del processo contro i vertici Eternit, è il giorno che ha atteso da decenni: «È l'occasione per la verità».

Sul banco degli imputati, per disastro doloso ambientale permanente e per inosservanza volontaria delle norme sulla sicurezza, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier de Marchienne: la «cupola» dell'Eternit. Quella che secondo l'accusa decideva le politiche della salute negli stabilimenti. Quella che, seppur negli anni '60 conoscesse la nocività dell'amianto, non introdusse misure antinfortunistiche. La stessa che regalava ai lavoratori il polverino, o meglio gli scarti della produzione, e lo cedeva a cifre simboliche agli enti pubblici. I morti conteggiati nell'indagine del pm Raffaele Guariniello sono 2056, 853 i malati accertati. Cifre aggiornate al febbraio 2008: la strage continua e colpisce cittadini mai stati nelle fabbriche d'amianto. Sulle nuove vittime è in corso un'inchiesta «Eternit bis», già 100 decessi accertati tra Casale e Cavagnolo (Torino).

Il processo è il più grande al mondo dopo quello di Bophal. Lo è per dimensioni (3-4 mila parti civili e un risarcimento pari a 5 miliardi di euro) e per importanza (sotto accusa la testa di una multinazionale). Attese oggi 2 mila persone. Arriveranno dalle 4 città dove l'Eternit aveva sede. Dieci pullman da Casale, uno da Rubiera (Reggio Emilia), un altro da Cavagnolo, 25 lavoratori in volo da Bagnoli. In 200, poi, dalla Francia con l'associazione Andeva. Il dibattimento inizierà alle 9, davanti alla prima sezione del tribunale presieduta da Giuseppe Casalbore, che ha citato in giudizio lo Stato italiano, come responsabile civile, per non aver svolto i dovuti controlli né la bonifica. Fuori dal Palagiustizia, la manifestazione della Rete per la sicurezza sui posti di lavoro.

Infine, un'altra novità. Le parti civili saranno difese da un collegio legale internazionale, la prima volta in Europa in una causa simile. Accanto a Sergio Bonetto e Laura D'Amico, ci saranno legali da Francia, Belgio, Svizzera e Germania. «Alla multinazionale dell'amianto contrapponiamo quelle delle vittime», ha spiegato la Cgil, che nel processo rappresenta 1660 persone. «Grazie allo scambio di informazioni - dicono gli avvocati Paul Teissoniere e Jan Fermon - abbiamo scoperto che ovunque si lavorava allo stesso modo. Non erano comportamenti decisi da dirigenti locali, ma una politica dei vertici».

Da il manifesto del 10 dicembre

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