venerdì 13 maggio 2011

Torino vota, ma i ricercatori se li è scordati sul tetto

Abbiamo riportato sul tetto i ricercatori che a Torino, pochi mesi fa, dettero il via alla protesta. Nel novembre scorso salirono con loro facendosi fotografare un bel po’ di politici, promettendo che non li avrebbero lasciati soli. Ma durante la lunga campagna elettorale per le amministrative, la politica si è dimostrata ancora una volta in fuga da questi cervelli. Nella migliore delle ipotesi è stato offerto loro qualche posto in lista, a programma già chiuso. Il favorito, Piero Fassino, ha parlato di un nuovo Polo della Conoscenza, ma riducendo il tutto quasi a una questione di rilancio logistico-edilizio. Eppure Alessandro Ferretti, ricercatore al Cern di Ginevra, o Matteo Viale, matematico premiato per la miglior tesi di dottorato in Logica al mondo, potrebbero dar tanto alla città, se solo qualcuno glielo chiedesse…

L’ansia dei politici non sta sul tetto. Talvolta ci sono saliti, magari con una scala a pioli e sguardi maliziosi. E qualcuno avverte che ci tornerà. Ma non è il loro spazio ideale. Preferiscono la piazza. Anche la campagna elettorale scorre di sotto. Sul tetto, lo scorso autunno, ci sono invece andati i ricercatori, i precari della ricerca. Non su uno a caso, ma su quello di Palazzo Nuovo, sede storica delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino, davanti alla Mole Antonelliana, il simbolo elegante della operosa città della Fiat. E l’ultimo piano resta tuttora un punto di osservazione, non solo suggestivo, per raccontare la vigilia delle elezioni. Anche quel potenziale di idee sul futuro della metropoli sabauda, frutto di progetti e ricerche nei laboratori e nei dipartimenti delle facoltà, che resta inespresso, ignorato dai programmi dei candidati.

«A novembre era un viavai di strette di mano e impegni promessi, adesso i politici non li vedi più. Ci tirano per la giacchetta, ci offrono posti in lista, ma a programma chiuso», racconta Alessandro Ferretti, fisico nucleare, che si divide tra l’ateneo torinese e il Cern di Ginevra. Portavoce della Rete 29 aprile, fu lui che il 23 novembre scorso, davanti all’assemblea di Palazzo Nuovo, disse: «Quando c’è un’alluvione si sale sui tetti. E noi saliamo per scampare al pericolo (la legge Gelmini, in quel caso, ndr), per evitare che non scompaia un futuro professionale per ricercatori e precari».

E, in cima, è stata un’altra storia. Per un po’ l’università è diventata parte del discorso pubblico. Lo è stata anche in questa campagna elettorale: Piero Fassino è stato il primo a parlare di «polo della conoscenza» e di Torino come città universitaria (con due atenei attualmente conta 100 mila studenti). «È il come che ci lascia più perplessi» dicono i ricercatori. [Continua]

La corsa per il primo sindaco “post-Fiat”

Da Linkiesta, 13 maggio

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