martedì 28 ottobre 2008

Bonnie 'Prince' Billy - Lie Down in the Light (2008)

Quattro volti di giovani spuntano dall'acqua. Siamo a Lousville, 1991. Dietro alla macchina fotografica Will Oldham, una passione per le arti visive. Davanti gli Slint. Lo scatto è per la copertina di Spiderland, disco tanto importante quanto misconosciuto all'epoca. Fu proprio 17 anni fa, il primo contatto del futuro principe Billy con il mondo della musica. Nemmeno lui si sarebbe immaginato che sarebbe diventato il songwriter più significativo della sua generazione.

Dal '92 in poi ha sfornato 16 album uno dietro l'altro, sotto vari nomi da Palace Brothers all'ultima variazione, Bonnie Prince Billy. Nell’ultimo lavoro Oldham, che con I see a darkness (1999) si era creato la fama di poeta delle tenebre, sembra quasi aver trovato la luce. Dalla prima nota si è infatti colpiti da una solarità atipica, certo a tratti malinconica, che – sempre sostenuta da una scrittura scheletrica – contamina anche le ballate più scure, come quando in You Remind Me of Something canta “I like the places where the night does not mean an end”.

A ogni nuovo disco, Will corregge il tiro del suo folk che diventa jazzato in For Every Field There’s a Mole, si fa sixties negli splendidi duetti con Ashley Webber (So Everyone e You Want That Picture) o country in Where’s the puzzle. Ma poi si raccoglie nella scarna e intimista What’s Missing is. E’ sempre lui, il principe della semplice complessità.

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