sabato 28 marzo 2009

Marchionne: fabbriche da «razionalizzare, ma non ora»

L'assemblea degli azionisti approva il bilancio 2008. Sindacato preoccupato per Pomigliano e Termini

TORINO - Cinque anni fa la Fiat disse che non avrebbe toccato nessuno stabilimento. Ora, questa certezza non è più così salda. L'amministratore delegato Sergio Marchionne, davanti all'assemblea azionisti del gruppo, fa notare come «una necessità di razionalizzazione sia evidente». Causa una sovracapacità produttiva nell'industria dell'auto, con cui l'Europa deve fare i conti. Cosa questo significhi non è chiaro. Ma c'è chi teme possa presupporre l'accorpamento di Cassino con Pomigliano o la chiusura di Termini Imerese. Marchionne, però, butta acqua sul fuoco: «Un riassetto produttivo delle fabbriche non è all'ordine del giorno». Una ristrutturazione complessiva, invece, sì. E si preferisce estenderla a un livello globale: «L'obiettivo è portare l'industria automobilistica a un livello di sostenibilità economica». E, a chi chiede se «salterà» qualche stabilimento nel nostro Paese, Marchionne risponde: «Non si può parlare di Italia e basta, è un problema di sistema e non di sola Fiat. Ma c'è il rischio in Europa che più di un sito chiuda». L'unico in salvo - garantisce - è quello di Mirafiori, essendo il «centro pensante».

In verità, l'assemblea al Lingotto si era aperta con un proclama d'ottimismo, da far sembrare il tunnel della crisi quasi finito. «Ci stiamo preparando a giocare un ruolo da protagonista nel lungo periodo, in ogni settore» ha detto il presidente Luca Cordero di Montezemolo. «Nonostante le difficoltà del quadro economico internazionale - ha aggiunto Marchionne - confidiamo di poter chiudere l'anno con un risultato della gestione ordinaria di oltre un miliardo di euro». I primi veri segnali della ripresa si dovrebbero vedere nella seconda metà dell'anno, prima negli Usa, poi in Asia e in Europa.

Ieri, gli azionisti hanno approvato il bilancio 2008, chiuso con una gestione ordinaria di 3,4 miliardi di euro (+4% rispetto al 2007). «La migliore di sempre» ha sottolineato Montezemolo. Ma anche con un significativo calo dell'utile netto, che si è fermato a 1,7 miliardi di euro (-16,2%). Il quarto semestre del 2008 è stato, infatti, drammatico: -17,2% dei ricavi, compensati solo in parte dai primi nove mesi (+8,4%). Alla fine, un totale di 59,4 miliardi di euro (+1,5% rispetto il 2007). L'ottimismo, un po' di facciata, è motivato comunque dall'accordo Chrysler, le cui voci di salvataggio da parte del governo americano insieme agli effetti degli incentivi alla rottamazione in Italia (Montezemolo ha elogiato il governo) hanno fatto salire il titolo in borsa. «Se l'accordo con Chrysler si farà - ha detto Marchionne - porterà grandi benefici e vedremo la prima macchina nel 2011». I sindacati esprimono preoccupazione. In mattinata hanno distribuito una lettera aperta a Marchionne. «Loro fanno i conti - osserva Airaudo della Fiom - ma i conti non tornano mai per i lavoratori. La Fiat si deve impegnare a mantenere la produzione in Italia e il governo, oltre agli incentivi, che non sono risolutivi, deve aumentare l'assegno della cassa ed estenderla».

Da il manifesto del 28 marzo

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