TORINO - Milena Ben arriva da Trento e ha perso il figlio 14 anni fa in un incidente sul lavoro. E’ venuta al Palagiustizia con un mazzo di mimose e rose per consegnarlo alle madri delle vittime della Thyssen. Non tanto per celebrare la festa della donna, «ma per tracciare – ha precisato - un collegamento tra la tragedia torinese e l’incendio che a New York a inizio secolo costò la vita a tantissime lavoratrici». E’ ripreso così, ieri mattina, il processo in Corte d’Assise. L’ottava udienza è iniziata con il «controesame» di Antonio Boccuzzi, che ha risposto alle domande della difesa. Di nuovo è emerso come nell’ultimo periodo le condizioni d’incuria nello stabilimento, che ormai perdeva le migliori professionalità, fossero all’ordine del giorno. E in caso di ispezioni dell’Asl o dell’Arpa «lo sapevamo in anticipo». Solo in vista di queste si facevano le pulizie: «In genere - ha spiegato Boccuzzi - ci veniva detto da Cafueri», uno degli imputati (accusato di omicidio con colpa cosciente). Proprio sui rapporti tra l’ex rsu (ora parlamentare) e il responsabile della sicurezza si sono concentrate alcune domande: «Per Cafueri - ha detto Boccuzzi - era difficile risolvere i problemi che gli presentavamo, perché spesso dall’azienda non gli davano il materiale necessario. All'annuncio della chiusura mi sembrava fosse preoccupato per la sicurezza. Diceva sempre che la cosa più importante per noi era non farsi male». Sono poi stati ascoltati tre operai prsenti la notte del rogo. E dalle loro testimonianze, oltre all’incubo indelebile di quella notte (per cui sono ricorsi a cure psichiatriche), emerge il ritratto di una fabbrica quasi allo sbando, dopo l’annuncio della serrata. Roberto Di Fiore, addetto alla squadra d’emergenza, non sapeva più chi fosse il capoturno, Mauro Pontin, l’altro addetto alla squadra, non aveva mai fatto un corso antincendio e Paolo Regis, elettricista del pronto intervento, ha spiegato come gli interventi tampone fossero la regola.
Processo Thyssen, ottava udienza
Da il manifesto del 6 marzo
Nessun commento:
Posta un commento