La protesta degli operai torinesi per il premio di produzione
TORINO - Qualche giorno al mare. La rata del mutuo, i debiti. O anche, solo un po' di tranquillità. Il premio di produzione non è una cosa superflua. Anzi, è molto sentito tra i lavoratori, soprattutto d'estate, soprattutto in tempi magri come questi. Ecco perché la scorsa settimana, a Mirafiori, è stata una vera doccia fredda la notizia che il premio sarebbe stato di soli 500 euro lordi, rispetto agli oltre 1200 della scorsa estate. È vero, c'è la crisi, ma a ben vedere il bonus si riferisce al 2008, che alla Fiat - a parte l'ultimo trimestre - non era andato così male: i ricavi avevano raggiunto i 59,4 miliardi di euro, in crescita dell'1,5% rispetto al 2007, e la gestione ordinaria (3,4 miliardi di euro, +4% dal 2007) era stata la «migliore di sempre» aveva sentenziato il presidente Luca Cordero di Montezemolo.
Quindi, quei 500 euro di premio sono a ragione proprio pochi. «Un torto bello e buono» lo considerano i lavoratori. I delegati di fabbrica non ci hanno pensato due volte e hanno indetto uno sciopero, chiedendo in coro un premio non inferiore agli 800 euro. Così, ieri, gli operai di Mirafiori sono scesi per strada con due cortei molto partecipati. Un migliaio di persone al mattino (il primo turno) e altrettanto al pomeriggio (secondo turno). Intanto, da Termini Imerese, la fabbrica più a rischio, il segretario della Fiom Gianni Rinaldini descriveva il gruppo dirigente Fiat come in stato confusionale: «Continua a fare negli stabilimenti operazioni che alimentano solo tensioni tra i lavoratori». A Mirafiori come a Melfi, dove si rifiuta di corrispondere un premio di risultato di 800 euro, o a Imola dove si vuol chiudere, senza troppi problemi, lo stabilimento Cnh (500 dipendenti).
A Torino, le tute blu sono uscite in corteo dalle Carrozzerie di Mirafiori e al mattino hanno bloccato il traffico in corso Tazzoli e al pomeriggio in Corso Unione Sovietica. Linee ferme e cortei interni anche alle Presse e alle ex Meccaniche. Ma la Fiat parla solo del 39% di adesione. Per i sindacati è, invece, «il primo sciopero con percentuali così alte da quando c'è Sergio Marchionne». L'ultimo di analoghe proporzioni fu nel 2003 quando Mirafiori rischiava di chiudere. «La Fiat - ha sottolineato il segretario della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - non può non dare sicurezza ai lavoratori che pagano due volte la crisi con la cassa integrazione e non ricevendo il premio di risultato. Chi pensava che la crisi rendesse gli operai ricattabili si è sbagliato. Oggi Mirafiori è ferma». Bandiere e ghiaccioli per difendersi dal caldo. «Avete visto quanti siamo - dice Mario, soddisfatto - pure a luglio la lotta continua». Tutti ritengono che 500 euro siano una miseria: «Non vogliono nemmeno che vada in vacanza con i miei due figli» sbotta Maria. «Che schizofrenici, da un lato ci chiedono straordinari e dall'altro ci dimezzano il premio e il mutuo chi lo paga?» domanda sconsolato un operaio. «Devono smetterla di usare la crisi per tagliare gli stipendi. Loro fanno affari all'estero, però non ci pagano», spiega Enrico. Ugo Bolognesi, rsu Fiom, sostiene che «i salari debbano riconquistare un potere d'acquisto a partire dalla paga base e dal contratto». Argomento caldo. Ma per un giorno i sindacati, nonostante i contrasti sul rinnovo del contratto nazionale, si sono trovati tutti uniti nella lotta. Fiom, Fim, Uilm, anche i Cobas e pure il Fismic. «Oggi cogliamo il lato positivo dell'unità - dice una lavoratrice - da domani torneremo a litigare sul contratto». Ma Giorgio Cremaschi della Fiom non crede alla tregua: «Le lotte di Melfi e Mirafiori bocciano la filosofia di fondo dell'accordo separato sul sistema contrattuale. Quell'accordo riduce il salario fisso e garantito e aumenta lo spazio per quello».
Sull'offerta avanzata da Marchionne di acquistare Bertone sanno ancora poco. Airaudo avverte: «Nessuno contrapponga la Bertone a Termini Imerese o a Pomigliano. Ci deve essere spiegato come Mirafiori e Bertone possano convivere. Se alla dichiarazione d'interesse seguirà un'offerta mi sembra una buona notizia. A questo punto, però, è indispensabile che il governo e la Fiat ci dicano quali impegni si prendono per tutti gli stabilimenti italiani». Gli impianti Bertone hanno una potenzialità tecnica di 150 mila vetture all'anno e da Mirafioni nel 2008 ne sono uscite 140 mila. «Vogliamo capire - conclude Rinaldini - qual è la strategia della Fiat su Bertone, ma anche su Cnh e Termini Imerese, che sembra voler chiudere. Per questo è necessario che il governo ci convochi a Palazzo Chigi».
Da il manifesto del 15 luglio
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