Referendum sulla piattaforma
TORINO - Da Mirafiori e da quella Torino che, per numeri, è ancora la capitale dei metalmeccanici arriva un segnale forte: il modello contrattuale di Fim e Uilm non piace. Lo dicono i lavoratori che hanno partecipato alla consultazione sulla piattaforma separata dei metalmeccanici della Cgil. In tutto sono stati 36mila i votanti su un totale di 74 mila addetti: 93,43% i sì e 361 le aziende coinvolte di cui 179 interessate da cassa integrazione. Al referendum hanno preso parte iscritti e non, a differenza delle votazioni indette da Fim e Uilm che hanno ammesso, tranne rari casi (Carrozzerie di Mirafiori), solo i tesserati, in linea con la filosofia degli ultimi accordi separati. Insomma, meno partecipazione, meno conflitto e firma accelerata.
«Alleggia un'idea proprietaria del contratto, come anche dello sciopero» attacca Giorgio Airaudo, segretario della Fiom torinese, il quale ritiene che l'unica soluzione per risolvere il gap di rappresentanza sia l'introduzione di «regole democratiche» per dare la possibilità di esprimersi a tutti i lavoratori. Su 175 mila lavoratori metalmeccanici nel torinese (il 10% di quelli italiani) sono, infatti, solo 40 mila gli iscritti ai tre sindacati: «A scegliere devono essere tutti» sottolinea Airaudo. «Il voto al referendum - ha aggiunto - ha un messaggio preciso: la piattaforma presentata dagli altri sindacati non ha convinto e noi continuiamo a pensare che sia stato un errore la scelta fatta dalla controparte di dividere il sindacato, così come presentare una piattaforma separata dentro la crisi».
Una settimana fa sono iniziate le trattative sul contratto. Da una parte Fim e Uilm (più Fismic) che, volendo dare piena attuazione all'accordo separato sulle regole del 22 gennaio, hanno disdettato la parte normativa del precedente Ccnl, valida fino a fine 2011, e proposto un rinnovo economico e normativo su tre anni. La Fiom, invece, ha presentato una piattaforma secondo il vecchio modello, ovvero su due anni e solo sul piano economico (aumento salariale 130 euro contro i 113 di Fim e Uilm sui tre anni). Sulle regole (tema che va dagli orari ai permessi) la Fiom non arretra: «Per noi il contratto - ha ribadito Airaudo - resta in vigore, pertanto sappiano gli imprenditori che, se a settembre gli altri sindacati firmeranno l'intesa con Federmeccanica, la nostra piattaforma diventerà piattaforma aziendale in tutte le fabbriche in cui troveremo il consenso». E contro la disdetta normativa, oltre alla mobilitazione, la Fiom ha deciso azioni legali.
«Sulle divisioni in atto - commenta Airaudo - i sindacati hanno colpe, ma la responsabilità principale è della controparte». A Torino c'è la Fiat, maestra in divisioni, impegnata su tanti fronti (da un lato espansioni, dall'altro chiusure). Tra questi c'è l'offerta d'acquisto per Bertone, accanto a quella di Gian Mario Rossignolo. Ma se del secondo si conoscono le linee progettuali (costruire Suv coinvolgendo pure i 170 lavoratori in cassa della Delphi di Livorno), della strategia Fiat non si sa nulla. Ai sindacati Sergio Marchionne non ha risposto alla richiesta di incontro. E così le ipotesi sfiorano la fantasia: auto di lusso (Chrysler o Fiat), piccole serie oppure gli immobili, vicini al possibile sito delle nuove Molinette, a far gola? Airaudo chiede al ministro Scajola, garante dell'amministrazione straordinaria, di decidere in fretta: «nell'attesa, non vorremmo sparissero le offerte. Le istituzioni torinesi non devono farsi sfuggire questa opportunità, anche perché ci sono altri stabilimenti a disposizione, come Pininfarina».
Da il manifesto del 30 luglio
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