TORINO - Sono scesi dai pullman con un adesivo giallo e la scritta «Strage Eternit - Giustizia». Non vogliono saltare neanche un’udienza del «loro processo». Sono arrivati al Palagiustizia in 130, tutti da Casale Monferrato, la città simbolo di questa strage silenziosa. Dopo la registrazioni delle parti civili (736 individuali, 29 da parte di enti e associazioni), ieri è toccato alla difesa esprimersi sulla loro ammissibilità.
E a tenere banco non è stata tanto la richiesta di alcune esclusioni (non vogliono i sindacati territoriali e di categoria), ma una questione di legittimità costituzionale mossa dall’avvocato Astolfo Di Amato, legale di Schmidheiny, uno dei due imputati. Riguarda il senso delle costituzioni di parte civile nel processo penale ed è la prima volta che viene sollevata in un tribunale italiano. «L'articolo 111 della Costituzione - ha spiegato Di Amato - impone processi celeri. Se in un processo, dove si devono accertare le responsabilità penali, si deve pure vagliare l'esistenza di danni di natura civilistica lo si appesantisce, e se ne allungano i tempi. Lo dimostra questo caso: le prime quattro udienze sono dedicate solo alle parti civili. Il rallentamento è evidente». Tradotto volgarmente: ci fossero meno parti civili (o magari non ci fossero proprio?) il processo andrebbe meglio per tutti. Ecco perché Sergio Bonetto, avvocato di parte civile, alla fine dell’udienza ha commentato: «Andando avanti di questo passo proveranno a dire che è incostituzionale il processo penale». E il suo collega Roberto Lamacchia: «Se fosse così bisognerebbe riscrivere il codice di procedura penale».
Le difese hanno quindi chiesto l'esclusione dalle parti civili di tutti i sindacati, tranne Cgil nazionale e Cisl Piemonte che, secondo i legali, assorbirebbero al loro interno le varie sigle territoriali. Non concorda Bruno Pesce, coordinatore della Vertenza Amianto: «Per esempio, la Camera del lavoro di Reggio Emilia ha una sua specificità, è lei che rappresenta le vittime». E poi, la difesa non vorrebbe quasi tutte le associazioni, salvo quella dei familiari delle vittime. No, infine, a 106 ex lavoratori o parenti che nel '93, nell'ambito del processo ai vertici dell’Eternit casalese, avevano firmato una transazione. Questa mattina la palla passa ai pm e agli avvocati di parte civile.
Da il manifesto del 23 aprile
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