domenica 7 dicembre 2008

Thyssen, un anno dopo, in corteo

TORINO - Un anno fa i sette, uccisi nel rogo. Poi Molfetta, Mineo e una scia che non si è fermata. «Basta morti, basta padroni assassini». Questo l’urlo che si sente quando il corteo arriva al Palagiustizia. Poi, un minuto di silenzio per le vittime della Thyssen e per tutti i morti sul lavoro. In cinquemila hanno partecipato alla manifestazione, partita dai cancelli dell’acciaieria, in ricordo della strage in cui morirono sette operai tra i 26 e i 52 anni. Si aspettavano più persone, anche per la storia di Torino, ma visto che è nata dal basso, attraverso l’autoconvocazione, non si può dire non sia riuscita: «Siamo soddisfatti - ha commentato al termine Ciro Argentino dell'associazione Legami d'acciaio - ed è un’iniziativa che cercheremo di ripetere ogni anno, rendendola magari itinerante per raggiungere, per esempio, i luoghi più esposti come Taranto».

In testa, la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, poi i famigliari delle vittime («In un anno non è cambiato nulla» dice Nino Santino, papà di Bruno), molti sindacati di base, gli studenti dell’Assemblea No Gelmini, i ragazzi dei centri sociali, il comitato contro l’Eternit di Casale Monferrato e, in fondo, le bandiere sparse di Prc, Pdci, Sinistra critica, Plc e qualcuna della Fiom e dei No Tav. Non solo torinesi, c’è gente da tutta Italia e dalle varie realtà in lotta: da Ravenna a Napoli, da Taranto a Bergamo. E anche da Palermo, come Salvatore Palumbo, licenziato dalla Fincantieri perché scomodo: «Il 30 agosto del 2007 ho denunciato le insopportabili condizioni di insicurezza in cui eravamo costretti a lavorare, il giorno dopo mi hanno mandato a casa». Ora, senza stipendio e con una moglie e tre figli a carico, non si dà per vinto e si batte per il reintegro. Come Dante De Angelis, licenziato dalle Ferrovie dello Stato per aver esercitato il suo ruolo scrupoloso di Rls: «Non sono un eroe – afferma – ho fatto solo il mio dovere». C’è poi chi alla Thyssen ci lavorava: «Ma non ci sono più entrato e adesso sono in cassa integrazione», spiega Luigi Gerardi. Lungo il corteo si incontrano le varie testimonianze del lavoro a rischio: dalla Dalmine all’Ilva (43 morti in 15 anni). Francesca Caliolo, venerdì il suo intervento all’assemblea Fiom è stato il più applaudito, si augura «un Guariniello per proteggere tutti i lavoratori d'Italia». Lei, però, aspetta ancora l’inizio del processo per la morte di suo marito, due anni e mezzo fa a Taranto. A Torino, l’indagine è stata, invece, chiusa in breve tempo. E ora c'è attesa per il processo in Corte d’assise con inizio il 15 gennaio. L'amministratore delegato Harald Espenhanh dovrà rispondere dell’accusa di omicidio volontario.

Nel serpentone, davanti si sceglie musica leggera: Negramaro e Pausini. Era quella che piaceva a Rosario Rodinò, 26 anni, una delle vittime Thyssen. A metà, puntano sul classico: Modena city Ramblers. Ecco, infatti, il furgone degli universitari. «Abbiamo portato – racconta Gianluca dell’Askatasuna - un manifesto con la foto di Vito Scafidi (lo studente morto nel crollo del liceo Rivoli), perché non si deve perdere la vita né a scuola né al lavoro». I politici in corteo sono pochi: Marco Ferrando, Marco Rizzo e Vittorio Agnoletto. Proprio quest’ultimo, europarlamentare Prc, ha fatto per 18 anni il medico del lavoro: «So bene che la prima cosa che viene tagliata quando c’è crisi è la sicurezza. E i lavoratori degli appalti sono quelli che rischiano di più. Ecco perché dobbiamo difendere a tutti i costi il Testo unico». Stesso pensiero di Giorgio Cremaschi, qui non come segretario Fiom ma a titolo personale: «Il meccanismo infernale che ha portato alla Thyssen è ancora in piedi e rischia di aggravarsi. Il Testo sulla sicurezza è il lascito di quella strage, modificarlo, come vuole Confindustria, sarebbe un’offesa inaccettabile».

La giornata di commemorazione era iniziata in prima mattinata con la messa al cimitero monumentale, dove è stata scoperta una lapide in memoria dei sette. Presenti il sindaco Chiamparino ed esponenti del Pd (Fassino e Damiano), ma nessun membro del governo né delle associazioni industriali. Dopo mostre e dibattiti, l’ultimo appuntamento del ricordo è il concerto di domani al Regio.

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