TORINO - Aveva lasciato un pezzo della sua storia cinematografica proprio a Torino, con Così ridevano. E ora ritorna a completare quel tassello, non più dietro la macchina da presa ma da direttore. Gianni Amelio guiderà il prossimo Torino film festival. Oggi, alle 14, al Circolo dei lettori il suo incarico verrà ufficializzato. Ci sarà anche lui, seppur ieri fosse ancora in Tunisia. Al Museo del cinema le bocche sono rimaste cucite, ma le indiscrezioni giravano da giorni. Si è parlato pure di Benigni (fantascienza), di Tullio Giordana, Calopresti o Ferrario (realismo) e di Bertolucci (speranza). E si pensava che la telenovela sarebbe durata ancora per un po’. Invece, tempi più rapidi del previsto. La diplomazia sabauda, che aveva portato Moretti alla guida del Tff (non senza biblici tira e molla), ha stretto la cerchia dei candidati e il numero delle telefonate. Il direttore del Museo Alberto Barbera, che alcuni indicano come l’artefice dell’investitura, e il presidente Sandro Casazza, in sintonia con gli assessori alla cultura Fiorenzo Alfieri (Comune) e Gianni Oliva (Regione), hanno di nuovo puntato su un nome di grande fama. Classe 1945, origini calabresi, Amelio è uno degli autori più importanti del nostro cinema. Leone d’oro nel 1998, è stato candidato quattro volte all’Oscar: Le chiavi di casa, Porte aperte, Il ladro di bambini e Lamerica.
Adesso tocca a lui raccogliere il testimone da Nanni Moretti, del quale non ha certo il carisma mediatico. Molto vicino ed apprezzato da Emanuela Martini, la coordinatrice del festival, Amelio dovrà confermare il successo delle ultime edizioni, innovando ma allo stesso conservando quello spirito di ricerca che contrassegna la manifestazione da 26 anni. Ad inizio anni ’80 fu Fiorenzo Alfieri, al tempo assessore alla Gioventù, a suggerire l’idea di un festival del cinema giovane a Gianni Rondolino e Ansano Giannarelli. Alfieri ha vissuto tutti i cambiamenti della rassegna e commenta a caldo: «E’ l’uomo giusto, perché è un appassionato di cinema. Il nostro Tff non sarà mai una passerella e la qualità paga. Anche le edizioni di Moretti sono state vincenti per il lavoro che lui ha svolto, non per il personaggio che rappresenta». Non nasconde poi un po’ di orgoglio campanilistico: «Come diceva Moretti, siamo meglio di Venezia. E anche se qualcuno ogni tanto ci accusa di farlo, non cercheremo mai il glamour». In Sala Rossa non sono però tutti contenti. «E’ un regista senza statuine – ha dichiarato Antonino Ghiglia (An-Pdl) -, poco conosciuto ed autore di film elitari. Se con Moretti il Tff razzolava male con Amelio andrà malissimo».
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