giovedì 4 marzo 2010

La Fiom di Torino: «Democrazia, non siamo minoranza»

Airaudo e Rinaldini ribadiscono le ragioni della mozione Due. E fanno i conti con la crisi

La sfida è la democrazia. All'interno dell'organizzazione. Come fuori, a difesa della Costituzione e dei diritti dei lavoratori. Democrazia è stato uno dei termini più ricorrenti negli interventi al congresso provinciale della Fiom di Torino. «L'unità è un bene prezioso ma vive solo nell'affermazione di una democrazia interna», ha detto il segretario generale Gianni Rinaldini, denunciando come la seconda mozione al Congresso Cgil sia stata presentata solo nel 50% delle assemblee. E il segretario torinese Giorgio Airaudo ha precisato: «A chi ci vuole identificare come una mozione, noi ribadiamo che siamo una categoria della Cgil, i metalmeccanici non possono essere considerati minoranza».

Per Airaudo non è un appuntamento come un altro. Dopo 8 anni finisce il suo mandato (in futuro, la segreteria regionale o nazionale). Anni intensi raccontati con commozione davanti alla platea. Con la gratitudine «di aver ricoperto il ruolo di segretario a Torino, uno degli incarichi più alti per un sindacalista». Il pregio della contaminazione nel movimento: «Sotto la Mole sarebbe meglio l'auto elettrica della Tav». E un cruccio: il rimorso della Thyssen. Sotto la sua segreteria la categoria è cresciuta: 19600 iscritti, la più numerosa d'Italia.

L'ultimo anno è stato quello della crisi con presidi in 35 aziende: «Ma il 2010 sarà peggiore e molte imprese stanno avviando ristrutturazioni al buio. Vedrete che gli esuberi saranno nell'ordine del 30%». E la Fiat di Marchionne: «Guarda più agli Usa che al nostro paese e vuole scaricare sui lavoratori i costi della permanenza in Italia (più ore e meno salario)». Nel torinese, le emergenze «ex Iveco e Cnh di San Mauro, che hanno quasi esaurito la cassa. A Mirafiori, invece, ce ne sarà di più».
L'accordo separato di Cisl e Uil sui contratti rimane una ferita aperta. Lo hanno sottolineato sia Airaudo che Rinaldini. «Un punto di non ritorno, se ne esce solo con regole democratiche». Per Rinaldini «il sindacato è in crisi e il confronto può solo ripartire da un ragionamento sulla riunificazione dei diversi rapporti di lavoro: basta parasubordinati e interinali».

Ma mentre la Fiom si prepara a raccogliere le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sulla rappresentanza (delegati in ogni azienda), il governo torna all'attacco: «Si inventa - afferma Rinaldini - nuovi contratti interinali (il lavoro a chiamata e l'affitto a tempo indeterminato) e poi attacca di nuovo l'articolo 18». Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele, è stato ospite del congresso: «Io c'ero il 23 marzo 2002 a difendere un diritto fondamentale. Ora dico che non basta l'indignazione, serve il disgusto. Siamo di fronte a una crisi totale, etica e politica». E Rinaldini: «Lo sciopero del 12 marzo dovrà essere come una vertenza nazionale». Infine il leader Fiom chiede che «il governo convochi un tavolo con Fiat e sindacati prima del 21 aprile», data in cui il Lingotto dovrebbe illustrare il piano industriale.

Da il manifesto del 4 marzo

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