TORINO - C'è chi si è preso una settimana di ferie, chi è venuto nel fine settimana o chi ancora l'ha guardato con diffidenza. Ma le code e soprattutto i numeri parlano chiaro, il festival è stato un successo: 44% in più di presenze nel week-end e un po' di fisiologico calo nella settimana. Non tutto a ciel sereno però. Le polemiche, talvolta anche sterili, ci sono state, in particolare dopo l'inaugurazione al Regio con W. di Oliver Stone: troppo di sinistra per alcuni, troppo poco politico per altri. Ora, che manca solo la chiusura con The Edge of Love e la premiazione dei concorsi, l'interesse è già proiettato al dopo. Moretti continuerà a guidare il Tff? Nello staff le bocche sono cucite. O almeno sembra che la verità la conosca solo lui. Emanuela Martini, coordinatrice del festival e stretta collaboratrice del direttore, glissa: "Non sappiamo nulla, spetta a Nanni la decisione. Per ora festeggiamo gli ottimi risultati del festival. Il concorso è piaciuto molto per la sua qualità e la retrospettiva su Melville è stata come quella su Cassavetes lo scorso anno: i giovani non lo conoscevano, ma l'hanno scoperto e apprezzato. Grande interesse, inoltre, per i documentari". Non nasconde poi che – dopo due anni alla conduzione della rassegna – non gli è passata la voglia, anzi: "Sarebbe un peccato – spiega Martini - andasse perduto un patrimonio, perché si è formata una buona squadra di selezionatori". Moretti, intanto, alimenta la suspense. I meglio informati dicono che alla fine ci riproverà.
Questa sera gran finale e vedremo se si sbottonerà. Per i premi la giuria si sta riunendo: si parla di un testa a testa tra Tony Manero del cileno Pablo Larrain e Die Welle (L'Onda) del tedesco Dennis Gansel. Mancano poche ore al gala. Ed è già tempo di bilanci. La Martini, critica cinematografica di lungo corso (ha diretto Film Tv) e che del festival è stata una delle menti, è soddisfatta. Difende anche la scelta di W.: "E' un buon film, meno retorico rispetto ai suoi ultimi deludenti lavori. Appena l'ho visto ho detto: Stone è ritornato al passato e anche con un po' di humour . E' un'opera che testimonia come in America gli anticorpi liberal sono sempre vivi". Non parla – essendo ancora gara aperta - del concorso lungometraggi di cui è stata responsabile, ma si esprime sui film che ha preferito, fuori competizione: "Sicuramente United Red Army di Koji Wakamatsu e Of Time and the City di Terence Davies". Nega qualsiasi competizione con il festival di Roma, anche se Torino alla capitale aveva proprio soffiato la pellicola di Stone: "Non c'è concorrenza perché le due rassegne sono così diverse". Sotto la Mole si punta sul binomio qualità e popolarità. E l'idea di Moretti, confessata alla stampa estera, di portare il Tff in giro per altre città le piace pure. Giù il sipario, allora, con l'anteprima al Massimo del film di John Maybury, storia d'amore ispirata alla vita di Dylan Thomas, con Kiera Knightley e Sienna Miller. E poi vedremo se verranno sciolti i dubbi sul futuro. Sulle spine anche i lavoratori del festival.
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