TORINO - Di tempo ne è passato da quando si chiamava Cinema giovani ed era irriverente e di nicchia. Ora che di anni ne ha ventisei e grande lo è da un pezzo, apre - questa sera - la sua nuova edizione con due premi Oscar: Polanski e Stone. E lo fa addirittura al Teatro Regio. Quasi come una delle più tradizionali rassegne europee. Ma niente paura. Di lui, il Torino film festival, se ne parla sempre di più, ma la sua anima l’ha conservata: curiosa e inquieta. E continua a dar fastidio. Vedi le polemiche degli ultimi giorni, che hanno portato il direttore Nanni Moretti al tavolo di un’audizione in Comune. L’accusa del consigliere Ravello di An: «nessun italiano nel concorso principale». Basterebbe ricordare, per sgonfiare la polemica, che nemmeno lo scorso anno c’erano. Nanni difende il suo festival e ribadisce che l’unica discriminante è la qualità.
Tutto pronto allora per partire: 230 film per undici sale divise tra Massimo, Greenwich, Ambrosio e Nazionale. A cui si aggiunge il Regio per l’inaugurazione. L’appuntamento è quindi alle 20 con l’attesa anteprima di W., biopic sull’ultimo presidente degli Stati Uniti, George Bush, interpretato da Josh Brolin. In sala, insieme al regista Oliver Stone, anche Roman Polanski, a cui il festival dedica una retrospettiva completa da Rosemary’s baby a Il pianista. La coppia da Oscar sarà poi in esclusiva televisiva a Che tempo che fa su Raitre, sabato e domenica. Tra le quattro sezioni competitive la più importante è certo Torino 26, il concorso internazionale di lungometraggi. Quindici opere da tutto il mondo, che però possono essere raccolte in una tendenza comune: la famiglia in un momento di profonda crisi. Sono storie di amori e divorzi, di incontri e lutti. «Abbiamo scelto - dice Moretti - film che raccontassero qualcosa di nuovo». Con uno sguardo innovativo: dal cileno Tony Manero all’irlandese Helen.
Poi, da non dimenticare Internazionale.doc e Italiana.doc, i concorsi dedicati alle forme del documentario. Tredici cortometraggi saranno, invece, in gara per Italiana.corti. Fuori dalla corsa ai premi Lo stato delle cose, sezione dedicata alla politica, e L’amore degli inizi con gli esordi al cinema di Marco Tullio Giordana e Giuseppe Bertolucci. In programma, fino al 29 novembre, anche un po’ di anteprime: The Edge of Love con Kiera Knightley e Sienna Miller e Dream di Kim Ki-Duk, a capitanare il plotone degli orientali. E due retrospettive: Jean-Pierre Melville, il più americano dei registi francesi, e British Renaissance, 40 titoli tra fine anni '70 e fine anni '80, che raccontano una Gran Bretagna arrabbiata. La novità di quest’anno è, infine, il Torino Film Lab, primo laboratorio internazionale per le opere prime e seconde. Si occuperà sia di training sia di development, ovvero di progetti ancora alla fase di trattamento e di altri alla ricerca di produttori per essere realizzati. A partecipare ventitré giovani di talento che si contenderanno
premi di produzione tra 50 e 200 mila euro.
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