TORINO - Stone arriva elegante con un cravattino celeste nella passerella più glamour che il Torino film festival abbia mai visto. Certo, a qualsiasi aficionados di Cannes o Venezia sarà apparsa fin troppo sobria. Ma per l'austera Torino e per il suo festival, un tempo di nicchia, è già tanto. Ci sono le auto blu, qualche pelliccia sparsa, tanti fotografi e pochi studenti che volantinano. Niente tappeto rosso però. Di rosso c'è già il Regio, il teatro più importante della città, che quest'anno ospita l'inaugurazione della rassegna. In sala, insieme al direttore Nanni Moretti, i due premi Oscar: Roman Polanski e Oliver Stone. E così anche le note di colore spariscono, spodestate dall'impegno, dalla politica. Perché il film che apre la ventiseiesima edizione è un'opera forte: W., l'ultimo lavoro di Stone, che racconta la parabola di George W. Bush. La pellicola rischia però di non trovare un distributore in Italia: "Sarebbe assurdo – ha detto Moretti - se da noi non uscisse". L'autore di Platoon rifiuta l'etichetta di regista controverso: "Sono solo un uomo che cerca di raccontare la realtà col cinema". E prima che in sala le luci si spengano e appena dopo la standing ovation a Polanski, Stone si rivolge al pubblico: "La storia del film è stata a lungo nascosta ed è uscita grazie ai giornalisti. Bush è diventato quello che è, perché sottovalutato e questo è stato un grave errore". Parte così il Tff, in bilico tra popolarità e qualità. Una sfida difficile, ma che si può vincere. La prima volta a Nanni era riuscita, non resta che bissare e magari migliorare il successo dello scorso anno.
Oggi programma fitto fin dal mattino nelle 11 sale del festival. La scelta è varia e orientarsi non così semplice. La retrospettiva British Renaissance inizia subito a pieno ritmo, attraverso lo sguardo dei talenti d'Oltremanica che più di vent'anni fa hanno rappresentato sullo schermo la Gran Bretagna dell'era Thatcher. Per farsi un'idea si può optare tra Jubilee di Derek Jarman, i lavori per la tv di Ken Loach, Angel di Neil Jordan, My beautiful laundrette di Stephen Frears, The great rock'n' roll swindle di Julien Temple o Drowing by Numbers di Peter Greenaway. Chi ieri si è perso W. può vederlo alle 14,30 all'Ambrosio 1, seguito dall'irlandese Helen di Joe Lawlor e Christine Mollowy (17,30), primo film del concorso lungometraggi. Stessa sala per l'altra opera in gara, il belga Non-Dit di Fien Troch, (20,15). Nella sezione Fuori concorso spiccano Filth and Wisdom, l'esordio dietro la macchina da presa di Madonna (Massimo 1, ore 20), Katyn, l'ultimo lavoro del grande regista polacco Andrzej Wajda (Ambrosio 2, 20), e Dream di Kim Ki-duk (Nazionale 1, 22.15). Per italiana.doc in concorso c'è Rata Nece Biti (Non ci sarà la guerra) del torinese Daniele Gaglianone e per la più politica delle sezioni Made in America di Stacy Peralta. Infine, il grande maestro Roman Polanski incontrerà il pubblico alle 15 al Massimo 1. La sua retrospettiva oggi presenta Repulsion (Ambrosio 3, 10), Chinatown (Massimo 1, 17,30) e What? (Ambrosio 3, 21,30).
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