TORINO - Era da poco superata la metà dell’udienza ed erano appena state mostrate dal pm Laura Longo email in italiano dei manager ThyssenKrupp. La maxi aula era come sempre gremita e si discuteva sulla questione di nullità avanzata dalla difesa, a proposito della mancata traduzione in tedesco di alcuni atti. Gli avvocati di Espenhanhn e Priegnitz avevano, infatti, ribadito che i loro assisti non parlano italiano.
Quando, colpo di scena: la pubblica accusa mostra un video tratto dal tg1. Un’intervista all'amministratore delegato Harald Espenhahn (imputato per omicidio volontario con dolo eventuale) nella nostra lingua. Stupore in aula. Tra il pubblico si levano grida: «vergogna». Spiazzata anche la difesa. Secondo l'accusa questo documento sarebbe la conferma che l'imputato non necessitasse della traduzione delle citazioni a giudizio. Un elemento di prova che fa sostenere al pm Longo un’affermazione forte: «La difesa avrebbe così operato un tentativo di ingannare i giudici e far tornare indietro il processo di un anno». Se le eccezioni venissero accolte, lo riporterebbero, infatti, alla fase delle indagini preliminari.
Dura la replica del legale di Espenhahn, l'avvocato Ezio Audisio, che ha contestato il fatto che il filmato, «che risale ad alcuni anni fa», sia stato acquisito soltanto nei giorni scorsi. «E’ irrituale - ha aggiunto - compiere attività di integrazione di indagine il giorno prima dell'udienza e produrre la documentazione senza che la difesa ne sia stata messa al corrente». Ribattendo inoltre: «Abbiamo appreso di questo documento solo questa mattina e ci è stato detto che l'avviso è stato inviato in ufficio mentre ero in udienza». Il collegio difensivo si è anche indispettito per l’accusa «di voler ingannare i giudici» rivolta dal pm: «Dobbiamo accettare questi insulti? Non lo meritiamo» ha osservato un avvocato. Pronta la risposta del presidente della Corte d’Assise Maria Iannibelli: «Riteniamo di essere capaci di non essere ingannati, in ogni senso». E tra il pubblico – molti operai e anche i parenti delle vittime con i volti dei loro cari stampati su maglie bianche – è scattato l’applauso. Sull’eccezione di nullità avanzata da Audisio, che ha chiesto che il video sia restituito all'ufficio del pm, la Corte si pronuncerà entro il 10 febbraio, data della prossima udienza.
Al termine, il pm Raffaele Guariniello, che ha guidato l’indagine, ha invitato a moderare gli accenti polemici: «La difesa, per esempio, dice che abbiamo fatto tutto troppo in fretta. Noi, invece, riteniamo di aver svolto bene il nostro lavoro». Per Ciro Argentino, delegato Fiom e uno dei fondatori dell’associazione Legami d’acciaio (ex-operai Thyssen), «il video come gli altri elementi di prova sono schiaccianti e dimostra che le eccezioni di nullità fanno acqua da tutte le parti».
L’udienza di ieri si era aperta con il respingimento da parte della Corte della richiesta di costituzione di parte civile dei 56 operai che firmarono i verbali di conciliazione con la Thyssen per una buonuscita, con la quale rinunciavano a diritti risarcitori. I sindacati hanno sempre contestato la validità del verbale, perché differiva da una stesura precedente dell’accordo, ma la Corte ha affermato di non poter entrare nel merito: «Sarebbe altrimenti necessaria una complessa istruttoria per ciascun lavoratore». Escono dal processo anche tre persone, non considerate «prossimi congiunti» delle vittime. Tra queste, Salvatore Abisso, ex operaio Thyssen e convivente della mamma di Roberto Scola: «A questa giustizia non credo più» ha detto. Restano, invece, come parti civili i sindacati, gli enti locali (Regione, Comune e Provincia), Medicina democratica e 52 lavoratori. Respinta tra l’altro la richiesta della difesa di non ammettere gli operai che si trovano oltre i 20 metri dalla linea 5. «Un fatto positivo - dichiara Giorgio Cremaschi, Fiom – e nonostante l'ostruzionismo, esercitato dalla difesa, il processo assume sempre più il valore di un'importante occasione di verifica della validità dell'azione penale a tutela della salute sul lavoro».
Processo Thyssen, terza udienza
Da il manifesto del 5 febbraio
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