Ogni volta è un passo più in là. Verso l’ignoto, oltre la frontiera. Ad ogni appuntamento in studio, gli Animal Collective rimodulano il proprio linguaggio. E i cambiamenti influenzano una scena musicale sempre più ampia. Ecco perché definirne un disco è prova ardua. Mai come questa volta. Ci sono le melodie di Beach Boys e Beatles (alcuni lo chiamano il Sgt. Peppers della band), l’elettronica minimale degli anni Settanta e i ritmi sbilenchi dei Novanta. Però, è qualcosa di impalpabile, che ti scappa: un flusso che si modifica continuamente. Da subito, con In the Flowers, si è immersi in un mare magnum digitale, cavalcato da voci trasognate. Metabolizzata la svolta sintetica di Strawberry Jams, ora le chitarre – vista anche la dipartita di Josh Dibb – sono sciolte nel pastiche psichedelico che attraversa l’album, tra basse frequenze e synth pulsanti, ritmi liquidi e altri ossessivi. Summertime Clothes è una hit straordinaria, che non ti fa restare fermo. E qui, l’influenza del progetto solista di uno dei membri, Panda Bear, si sente parecchio. In mezzo, troviamo il pop sincopato, pieno di voci, di Also Frightned e Lion In A Coma e i tribalismi di Guy’s Eyes. Infine, la chicca Brothersport: due pezzi fusi insieme in crescendo. Per una volta un po’ di entusiasmo, gli Animal sono il futuro. Se poi così sarà, è tutto da vedere.
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Da Diario del 6 febbraio (n.3, 2009)
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