7 arresti e 20 denunce. Perquisita Radio Blackout: «Un attacco censorio» Dal letame in un ristorante alla campagna contro i Cie. «Associazione a delinquere»
TORINO - Tre persone arrestate, altre tre ai domiciliari, un'altra con divieto di dimora in provincia. Brutto risveglio per l'antagonismo torinese. Per la maggior parte anarchici impegnati in lotte contro i centri di identificazione ed espulsione e nell'Assemblea antirazzista (sciolta nel maggio scorso). Nessuno si aspettava un'alba così turbolenta. Ventitré perquisizioni, eseguite anche a Rovereto (Trento), Vicoforte (Cuneo) e Viadana (Mantova). Pure la storica radio Blackout di via Cecchi è stata messa sottosopra: sequestrata per sei ore e per un'ora senza segnale.
Sono più di cinquanta gli episodi contestati nell'inchiesta della Digos coordinata dalla Procura di Torino: si va dal lancio di escrementi al ristorante Del Cambio il 21 marzo 2009 alle numerose azioni contro il Cie di Corso Brunelleschi, fino all'irruzione al Consolato greco nel dicembre 2008. L'accusa è associazione a delinquere. «Non regge» dice subito l'avvocato Claudio Novaro, legale degli accusati, in questi giorni impegnato a far la spola tra il processo in appello per i fatti della scuola Diaz e la vigilia dell'udienza preliminare sugli scontri del G8 Summit a Torino. Si dice incredulo: «Sono tutti fatti di rilevanza penale modesta, vecchi e conosciuti. Si arriva a contestare l'attività politica e a mettere in discussione la libertà di espressione. La novità è che ora i diversi reati (istigazione a delinquere, resistenza a pubblico ufficiale, minacce, danneggiamento, violazione di domicilio, ndr) sono inseriti in una nuova cornice: associazione a delinquere. Che però non sussiste. Per gli stessi fatti, era stata richiesta per due dei miei assistiti un provvedimento di sorveglianza speciale, poi revocato dal giudice di corte d'appello». Si riferisce a Fabio Milan, 32 anni, e Andrea Ventrella, 35 anni (attivista del centro di documentazione Porfido), raggiunti ieri da misura di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Emanuela Gai. Secondo la Procura «sono costitutori del sodalizio criminoso». Detenuto anche Luca Ghezzi, 29 anni.
Agli arresti domiciliari si trovano Paolo Milan, 27, Maja Cecur, 32, e Marco Da Ros, 37. Infine, imposto il divieto di dimora in provincia di Torino a Massimo Aghemo, 42. Secondo il procuratore capo Giancarlo Caselli e il dirigente della Digos Giuseppe Petronzi «le finalità delle attività delittuose erano di impedire la regolare funzionalità dei Cie, intervenendo illegalmente su soggetti operanti nel centro, nonché di ostacolare l'attività di Lega nord (l'assalto ai gazebo), La destra e Cgil». L'inchiesta si è basata, tra l'altro, su intercettazioni telefoniche, registrazioni delle trasmissioni di Blackout e indagini sul sito «Macerie».
Tra i venti indagati anche Simone, il ragazzo ferito dalle forze dell'ordine la scorsa settimana in Val Susa. Aveva da poco sostituito uno dei conduttori del programma radiofonico «Macerie», che ha raccolto testimonianze sui Cie. Da Blackout: «Un attacco pretestuoso, un modo per toglierci la voce». La perquisizione arriva, infatti, nel pieno della campagna «spegni la censura, accendi blackout!» e a un mese dalla sfratto voluto dal Comune. «La polizia - raccontano i redattori - è arrivata all'alba. Prima tentando di forzare la porta, poi svegliando di soprassalto un nostro collega. Hanno sequestrato hard disk, computer. Cercavano materiale informativo relativo all'Assemblea antirazzista, che si riuniva da noi. Non è più attiva, ma i suoi documenti sono sempre circolati liberamente». La radio accusa «il sostituto procuratore Andrea Padalino, già salito agli onori delle cronache per la proposta razzista di rendere obbligatorie le impronte digitali per gli immigrati. Non ci siamo mai sottratti dal denunciarlo e non ci stupisce cerchi una personale vendetta».
Gli arresti piombano in una situazione torinese già tesa: dagli sgomberi delle case occupate agli scontri in Val Susa. Ieri, c'è stata polemica sull'incontro, nei locali di una circoscrizione, con l'ex terrorista Raf, Irmgard Moeller, (tra gli organizzatori Marco Da Ros, ai domiciliari) finita con un no bipartisan, dal Pd al Pdl.
Dal il manifesto del 24 febbraio
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