domenica 21 febbraio 2010

«Marinella, No Tav come noi»

Sfilano in cinquemila dopo le cariche della polizia dell'altra notte In piazza cittadini della valle, amministratori locali e centri sociali torinesi

BUSSOLENO - Ferma e pacifica. Così è stata la risposta del movimento alle violenze delle forze dell'ordine di mercoledì sera. Mamme, bambini, anziani, giovani, cani con la bandiera No Tav. Non è retorica. Basta aver percorso la lunga fiaccolata che ha attraversato Bussoleno, uno dei comuni della valle ribelle. Cinquemila persone venute per protestare contro le cariche, le provocazioni, le manganellate e i calci che hanno ferito, tra gli altri, Marinella e Simone: «Due di noi» dicono i manifestanti, che portano le foto della donna di Borgone Susa e del ragazzo di Torino.

Ora stanno meglio, Marinella ha parlato al telefono con gli organizzatori, ringraziandoli della solidarietà. Ma l'indignazione resta forte. C'è chi è ancora frastornato dalle violenze di Coldimosso: «Alle palle di neve e magari agli insulti hanno risposto in modo inaudito». Igor di Avigliana ne è sicuro: «Il movimento andrà avanti e crescerà. Non è vero quello che racconta la maggior parte dei giornali. Il consenso è ampio, gli scontri non piacciono a nessuno, ma spaventa una volta di più l'intreccio tra affari e politica». E, al proposito, aggiunge Giorgio con Greg, un barboncino bianco, in braccio: «Lo spettro di Bertolaso si aggira tra noi. Se pensiamo a come vengono gestite le emergenze italiane, non possiamo che aver paura».

«Sarà dura» è il motto del movimento, che parte a ritmi alterni come un'ola. Lungo la marcia puoi incontrare Saveria, pensionata di Chiusa San Michele: «L'alta velocità mi preoccupa direttamente perché se faranno la Torino-Lione la mia casa verrà abbattuta». Sandro lavora in un'azienda pubblica: «Si dorme poco in valle, siamo spesso ai presidi. Ci vado prima e dopo il lavoro. Si è creata una grande solidarietà tra i comuni e ogni mattina, quando spunta una trivella, conosciamo gente nuova. Magari prima si abitava vicini e nemmeno ci si salutava». Mercoledì, durante gli scontri, lui c'era: «Tra le vigne abbiamo raggiunto una passerella e ci siamo portati vicino alla trivella, a neanche 20 metri». I No Tav conoscono bene il loro territorio, un po' - senza voler fare paragoni azzardati - come i partigiani. E la Bella Ciao suonata dalla banda non è solo una citazione. «Davanti a noi - continua Sandro - abbiamo trovato 600 poliziotti. Più stanchi e arrabbiati del solito. Battevano sugli scudi. Ci sono state tre o quattro cariche. Si sono accaniti con chi è scivolato». Tra le fiaccole si avvicina una ragazza: «Non amiamo la violenza, la volta che uno dei manifestanti ha spaccato un vetro di un'ambulanza, ci siamo autotassati e l'abbiamo ripagato».

Prima di arrivare al salone polivalente, dove finisce la manifestazione con un convegno e, mentre da un Ducato Fiat rimbomba la musica, illuminano il cielo una decina di fuochi d'artificio. Esclama uno: «Attento che gli sbirri si spaventano e dopo sono capaci di dire che li attacchiamo con l'artiglieria». Una donna di mezz'età si è infilata dentro un cartellone sandwich. Sulla schiena porta scritto: «Celerini andate nella legione straniera, anche qui vi trattano da mercenari ma là almeno vi pagano meglio». Ma ieri le forze dell'ordine hanno controllato discrete.
La fiaccolata prosegue. Un signore con i baffi si lamenta: «Non è vero che gli amministratori ci hanno abbandonati. È colpa del prefetto che ha vietato la fascia tricolore alle manifestazioni». E lancia una proposta: «Facciamone stampare migliaia e mettiamocela tutti». Alla fine la soddisfazione è ampia. Andrea del Comitato di lotta popolare di Bussoleno: «Ogni volta mi ricredo, lo spirito di questa valle non muore mai».

Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino si è invece allineato con la linea del Pd piemontese. Anzi, telefonando a Mattino Cinque, ha rincarato la dose: «Il fatto che ci siano stati degli scontri è il segnale che la protesta è sempre più fatta da professionisti dell'opposizione pseudo anarco-insurrezionalista. I No Tav avvertono il senso della sconfitta e mettono in campo reazioni sgradevoli, come quella di attaccare con violenza verbale e anche fisica gli operai che sono al lavoro nei carotaggi». C'è però chi dissente dalla linea del partito. Roberto Della Seta, parlamentare eletto in Piemonte: «La spropositata reazione delle forze dell'ordine fa sorgere il dubbio che qualcuno voglia soffiare sul fuoco in vista delle regionali. Ne guadagna solo la destra. Il centrosinistra deve mostrare più capacità di dialogo. E bisogna rendersi conto che i No Tav non sono un fenomeno solo italiano. Conflitti di questo tipo sono normali in Europa, ogni volta che un'opera non è gradita dal territorio».

Da il manifesto del 20 febbraio

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