Rivivono la stessa sorte dei lavoratori di Agile-Eutelia. Identico è il proprietario, la società fantasma Omega
BIELLA - È il trentaquattresimo giorno di sciopero. Lo precisa Davide col megafono, da fine settembre in presidio con gli altri compagni fuori dal Palazzo di Vetro, a Gaglianico, dove ha sede il call center di Phonemedia, un colosso in Italia. Da qualche mese il gruppo, 6500 dipendenti, è passato nelle mani di Omega, una sorta di società fantasma la cui struttura a scatole cinesi è difficile da ricostruire e i cui dirigenti sfoggiano nei rispettivi curriculum fallimenti e bancarotte. I fratelli Sebastiano e Antonangelo Liori e Claudio Marcello Massa, per citarne alcuni, tutti coinvolti nel crac della cartiera Arbatax 2000. Insomma, quello di Omega è un nome che solo a sentirlo spaventa.
Il gioco è sempre lo stesso: acquistare aziende in crisi e liquidarle. I lavoratori di Agile-Eutelia ne sanno qualcosa, 1200 licenziati su un totale di 2000. Quelli di Phonemedia sono senza stipendio da due mesi e con un futuro più che incerto. L'azienda si sottrae al confronto. Non si presenta nemmeno all'incontro al ministero dello Sviluppo economico. Né comunica con i sindacati. Anche a provare a chiamarla si finisce in un labirinto di risposte imbarazzate e segretarie che ti girano ad altri numeri. «Almeno, prima il padrone si faceva vedere» dice, al presidio biellese, Calogero Spoto (Slc Cgil). Si riferisce al geometra Fabrizio Cazzago da Barengo, il fondatore di Phonemedia, ma anche colui che, dopo aver fatto incetta di fondi pubblici (11 milioni dalla Regione Calabria), quest'estate ha ceduto la sua creatura a Omega.
Un affare pessimo per i lavoratori. «È una società latitante» sbotta Federico, uno dei 150 del call center di Gaglianico, i primi a protestare. Ma non gli unici, scioperi a scacchiera stanno iniziando da Nord a Sud. La situazione sta diventando esplosiva. A Novara, è stata allestita una tenda permanente davanti alla Prefettura.
Si avvicina Miranda, ha in mano un dossier, lo hanno scritto i lavoratori di Phonemedia: la genesi del gruppo, fino all'acquisto di Omega, fondata dall'imprenditore toscano Pio Piccini, titolare anche di Matrix srl, di cui una parte del capitale sociale sarebbe stato detenuto da un certo Daniele D'Apote, arrestato lo scorso aprile per ricettazione di denaro e affiliazione con la 'ndrangheta. Sono storie di finanza spregiudicata. Omega è controllata dalla neonata Libeccio, controllata a sua volta da due fondi mobiliari inglesi: Anglo corporate Management e Restform Limited. «Ce l'hanno spacciata come una multinazionale - raccontano i lavoratori - ma a cercare informazioni su internet non si trova nulla». Dallo scorso dicembre - spiega Miranda - i lavoratori hanno capito che le cose volgevano al peggio: «Gli stipendi ci sono stati pagati in due tranche separate, e di lì in poi le scadenze non sono state più rispettate». «Dalla metà di agosto, nessuno stipendio saldato» precisa Fabrizio.
A Gaglianico i computer sono quasi tutti spenti. Vicino ad un ufficio è appeso l'organigramma societario. Un responsabile apre la porta, sembra preoccupato, racconta che ogni giorno parla con il suo superiore ma non sa chi parli con lui. Società fantasma, appunto. Il presidente dovrebbe essere Claudio Giannettoni, ma non si sa nemmeno se ha accettato l'incarico. D'altronde, per Phonemedia, le commesse sono state sempre importanti. A Biella, Telecom, mica briciole. E in tutta Italia: Enel, Vodafone, Wind, Tim, H3G, anche alcune Asl.
Il 20 ottobre pochi giorni prima dell'incontro del 26 al ministero dello Sviluppo Economico, finito in un nulla di fatto, ai lavoratori di Phonemedia giunge una lettera. A scriverla è l'onorevole Roberto Rosso, deputato del Pdl. Uno che un tempo in Forza Italia fu politico di primissimo piano, avrebbe voluto fare il ministro, ma nel 2001, candidato a sindaco di Torino, fu sconfitto sonoramente da Chiamparino. Gli è rimasto il suo collegio, dove fa il brutto e il cattivo tempo. A Trino Vercellese, sua città natale, ha sede, infatti, un call center di Phonemedia. Scrive nella lettera di essere in contatto con la proprietà e che «entro questa settimana sarà completato il pagamento di agosto e venerdì sarà avviato il pagamento della prima tranche di settembre». Che il conto non sia stato saldato non dipenderà certo da Rosso, ma che affermi di essere in rapporto con la proprietà è un punto fondamentale, visto che nessuno finora è riuscito a contattarla: «Rosso esca allo scoperto» dice Spoto, che come sindacato raccoglierà presto le adesioni per fare ingiunzioni di pagamento.
A Roma, si ritenta lunedì. Al Ministero ci sarà un incontro tra le parti. Si spera finalmente nella presenza di Omega, che fa sapere «di voler mantenere la continuità aziendale e affrontare il nodo dell'assenteismo strutturale che sta pesando sui rapporti con la clientela». In altre parole, gli scioperi.
Da il manifesto del 31 ottobre
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