TORINO – Sotto la Mole, nonostante la previsione di un’astensione crescente, c’è chi è intenzionato a giocare una partita nazionale. Il Pdl vorrebbe espugnare la provincia di Torino, uno degli ultimi baluardi del centrosinistra. Il Pd e l’Udc intendono, invece, misurare il peso della loro nuova alleanza. Un accordo che, a sinistra, ha suscitato molti mal di pancia: alla fine, si divideranno tra quelli che al seggio ci andranno per disciplina o per placare l’avanzata delle destre e quelli che se ne staranno a casa, per protesta. A confrontarsi al ballottaggio, il presidente uscente Antonio Saitta (44,3%) del Pd e Claudia Porchietto (41,5%) per il Pdl, ex presidente dell’Api. Il primo è in vantaggio di 32 mila voti, pochi rispetto agli auspici della vigilia, quando si sperava ancora al «miracolo» del passaggio al primo turno. La campagna elettorale più che su temi concreti si è risolta negli ultimi giorni in accuse reciproche e colpi bassi. «Non ha il senso delle istituzioni» ha detto Saitta dopo che l’avversaria si era presentata, a sorpresa, nella sede della Provincia di corso Inghilterra per distribuire volantini. «Solo attacchi personali di uno che ha lasciato 400 milioni di debiti» ha replicato Porchietto. Dibattito elettorale, certo, non elettrizzante.
L’apparentamento con l’Udc è la vera novità politica, anche se ha scatenato un vero e proprio putiferio tra le diverse anime della sinistra che, oggi e domani, saranno schierate in modi diversi: Sinistra e libertà (alle provinciali si chiama Sinistra per la provincia), pur considerando l’accordo con l’Udc inutile e confuso, invita a votare Saitta; il Pdci fa campagna per l’astensione e il Prc «da sabato scorso ha sospeso la campagna elettorale e la possibilità di sottoscrivere un appello pro Saitta», ha spiegato il segretario Renato Patrito. Ci sono, poi, 50 personalità (tra cui Giovanni De Luna, Giorgio Airaudo, Luigi Bonanate) che si sono espresse per il candidato uscente. In casa Pd, alle aperture di «lunga alleanza» con l’Udc fatte dal segretario regionale Gianfranco Morgando si sono aggiunte le dichiarazioni del parlamentare Giorgio Merlo: «In Piemonte sta nascendo un laboratorio politico nazionale che dovrà continuare fino alle prossime elezioni politiche». Qualcuno, però, nel partito frena un po’.
Intanto, a sinistra, si è scatenato un acceso dibattito sul web (sballottaggio.blogspot.com). «Lavoreremo per evitare che si affermi uno schema di rottura a sinistra e di scivolamento verso il centro - spiega Paolo Hutter -. Pensiamo poi che la presenza di Antonio Ferrentino (Sl) come consigliere possa rivelarsi un collegamento con gli esclusi». Su internet si va dal commento di Franco: «Tra votare Saitta per “più sicurezza ai cittadini" e la Porchietto per "cittadini più sicuri" non c'è differenza» a quello di Valentino: «Si voti Saitta e subito dopo si ricostruisca un solo partito di sinistra capace di raccogliere il 10%».
Antonio Ferrentino, uno dei leader No-Tav, è stato al primo turno capolista della lista di Sinistra per la provincia di Torino: «La garanzia resta il programma. A me interessa quando Saitta dice che bisogna limitare il consumo di suolo e quando anche sulle grandi opere come la Tav, nonostante le differenti posizioni, si parta dalle criticità evidenziate dall’Osservatorio e dal no al tunnel di base». Ciro Argentino è stato invece candidato a presidente per il Pdci: «E’ finita la politica del meno peggio – dice -, noi ci asteniamo».
Da il manifesto del 21 giugno
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