giovedì 24 gennaio 2008

"Faccio armi e non me ne vanto"

TORINO - La tua fabbrica scoppia di salute, assume e continuerà a farlo. Certo i cicli produttivi hanno un termine e non puoi essere a digiuno di preoccupazioni. Ma finora tutto va a gonfie vele, il lavoro è tecnologico e lo stipendio non è male. C’è un problema però, che riguarda la coscienza: la tua azienda produce cacciabombardieri. Ma a porselo, a quanto pare, sono in pochi. E se sei un delegato sindacale come puoi trovare un equilibrio tra i problemi etici, il tuo mestiere e la tutela dei lavoratori?

L’azienda si chiama Alenia aeronautica, conta 3300 dipendenti e due stabilimenti, a Torino in corso Marche e a Caselle, accanto all’aeroporto, dove si producono una delle due ali e la fusoliera dell’Eurofighter, l’aereo militare sviluppato da Germania, Spagna, Inghilterra e Italia. Negli ultimi tre anni ha assunto oltre 500 persone, tra impiegati e giovani apprendisti e ora si trova a discutere un’importante commessa, quella per l’F35 John Strike.

Dalle voci dei sindacalisti Marco Barbieri, Fim, e Claudio Picca, Uilm, la situazione professionale è più che buona. L’Alenia è d’altronde oggi un fiore all’occhiello dell’industria piemontese. La produzione nei due siti torinesi è quasi esclusivamente militare ad eccezione di un piccolo aereo da trasporto civile, il Falcon 2000. Proprio per questa sua particolare produzione c’è mai stato una dibattito sui temi etici tra i lavoratori e sulle finalità del proprio mestiere? «Non se ne è mai parlato nel sindacato, forse qualcuno dell’estrema sinistra, ma sono parole al bar», afferma Picca. «è un tema delicato – spiega invece Barbieri - di carattere governativo e che quindi riguarda sfere più alte, ma non c’è indifferenza tra i dipendenti».

Sembra difficile trovare componenti critiche in una fabbrica dove i contratti sono migliori che in altre realtà, dove la ricerca è all’avanguardia e c’è un orgoglio aziendale tra gli operai che lavorano a stretto contatto con i piloti. Ma c’è chi ha tentato di suscitare un dibattito, anche scontrandosi con gli stessi compagni di sindacato, per esempio Francesco Ottembrini, rsu Fiom per l’Alenia di Caselle: «Sono riuscito a far inserire nell’accordo di secondo livello del 2006 un impegno da parte dell’azienda: studiare l’ipotesi di differenziare la produzione in campi civili». è un tema che Ottembrini segue da tempo, la sua fabbrica produce aerei da guerra e questo è un problema. Raramente se ne parla ed è sempre una ristretta minoranza a prendere posizione in merito: «Nel 2005 ho partecipato – racconta - insieme ad altri delegati a un convegno organizzato dal Centro studi Sereno Regis, per verificare proposte di riconversione dell’industria bellica, negli ambiti elettromedici e ferroviari, e discutere la bozza di una legge regionale».

Secondo Ottembrini l’azienda va bene, ma il futuro non è così sicuro e per il sindacato la priorità resta la tutela occupazionale. «Se Caselle – spiega il sindacalista – sarà tagliata fuori dalla commessa per l’F35, le prospettive potrebbero essere meno positive rispetto a quel che sembrano, d’altronde la produzione dell’Eurofighter durerà ancora solo dieci anni». Il nuovo F35 si farà ma non si sa ancora dove, se a Caselle o altrove. Si parla di Cameri come possibile alternativa, e proprio in provincia di Novara da mesi i pacifisti protestano: il nuovo caccia non lo vogliono e il 26 gennaio manifesteranno a Torino.

La novità per Alenia a breve è, invece, la dismissione del sito di corso Marche che dovrebbe essere trasferito interamente a Caselle. Al posto del vecchio stabilimento sorgerà una zona residenziale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Gran pezzo di ..articolo!!!
Davvero interessante...
più in generale bellissimo blog, ho trovato un sacco di pezzi utili.

silvia