sabato 9 luglio 2011

Sintonie ad alta velocità

Tav, a Torino arriva Aubry, segretaria del Psf: «In Francia nessun problema». Bersani gongola

TORINO - Tra una piattaforma europea «per cacciare le destre» da una parte e le primarie, in tempi più o meno stretti, dall'altra, non si poteva non parlare di Tav. Così è stato, con inevitabili convergenze, nell'incontro a Torino tra il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, e quello del Psf, Martine Aubry, candidata alle primarie per le presidenziali francesi. Sorrisi e sintonie - sotto lo sguardo compiaciuto del padrone di casa, Piero Fassino - distanti dalla fiaccolata per il «bene comune» che poche ore dopo avrebbe invaso la città della Mole.

La Torino-Lione rimane opera irrinunciabile e strategica. Insomma, il Pd tira dritto e incassa l'appoggio dei socialisti francesi. Se nella base del partito o in valle ci sono perplessità, rimangono non senza disappunto minoritarie. «Il problema è, più che come si realizza una ferrovia, come funziona una democrazia. Una decisione democratica può essere contestata, non impedita. Bisogna lavorare all'interno di quella scelta. Non esiste nessuna possibilità di accettare o giustificare atti violenti», taglia corto il segretario del Pd. Che aggiunge: «Vi ricordo che parliamo di una ferrovia, non di un bombardiere».

I due leader, Aubry e Bersani, sono entrambi all'opposizione nei rispettivi paesi, ma con l'ambizione di guidarne presto i governi. La strada non sarà in discesa. La prima, attualmente favorita per il successo alle primarie, ha la grana interna, il caso Strauss-Kahn («Lasciatelo respirare non strumentalizzate la situazione, adesso ha il processo in Usa poi deciderà se rientrare in politica»), il secondo ne ha diverse, a partire dal governo Berlusconi, sul cui stato di salute si dice allarmato: «L'Italia rischia e l'esecutivo è nel marasma». Da Torino, pianificano la «riscossa». Allo studio tra Pd e Psf ci sarebbe, infatti, una bozza programmatica, che vedrà la luce in autunno e che sarà la base della lunga campagna elettorale che impegnerà il centrosinistra di diversi paesi, dalla Francia, alla Spagna, dalla Germania alla Polonia. Una piattaforma che parlerà anche di infrastrutture e collegamenti europei. Quindi, pure del Tav.

Tocca alla Aubry - sindaco di Lille (città gemellata con Torino) oltre che segretario del Psf - dire la sua sull'argomento che più scotta, sottolineando le differenze d'Oltralpe: «In Francia tutta la sinistra è stata unanime nel sostenere il progetto della Torino-Lione. Sono molto dispiaciuta per gli eventi italiani e come Bersani dico che dal momento in cui la democrazia si è pronunciata non c'è nessuna giustificazione alla violenza. È un collegamento molto atteso da anni sia dall'Italia sia dalla Francia - ha sottolineato - È indispensabile per costruire un modello nuovo di sviluppo dell'Europa e per raggiungere uno sviluppo sostenibile». E a proposito delle polemiche sugli scontri che si sono svolti alla ultima, oceanica, manifestazione dei no Tav, ha detto: «Non c'è nessuna giustificazione alla violenza bisogna solo cercare di rassicurare chi ha
dei dubbi». Rimangono, invece, inevase le denunce contro gli abusi delle forze dell'ordine sollevate dagli avvocati del movimento.

Poi, Bersani - nell'ampio capitolo di politica interna - si sfoga: «Tra il marasma evidente nel governo e una manovra che dà un colpo enorme al sociale e lascia interrogativi sulle reali prospettive di stabilità, credo che l'Italia in queste ore corra qualche rischio. Sono seriamente preoccupato. Silvio Berlusconi invece di rilasciare interviste sui suoi disegni futuri (nel 2013 Alfano al governo e Letta al Colle, ndr) dovrebbe dire una parola seria, oppure andarsene. Non so più come dirlo: andare avanti così diventa pericoloso per il Paese. Se l'esecutivo non è in grado di governo deve andarsene». Un'ultima battuta sulla proposta di abolire le province,
riportata in auge da Idv e Fli: «Serietà, riduzione dei costi della politica, semplificazione istituzionale, sì, ma nessuna demagogia generica - spiega Bersani - perché altrimenti chiudiamo anche il parlamento e il Quirinale perché costano».

L'«altra sinistra», in serata, si è ritrovata in piazza con i no Tav, sindacati e tanti cittadini. Una felice risposta alla recente uscita del ministro dell'Interno Roberto Maroni: «In Val di Susa abbiamo visto una nuova forma di spontaneismo armato». Vincono le fiaccole, nonostante la pioggia.

Da il manifesto del 9 luglio

Nessun commento: