martedì 29 luglio 2008
Pitchfork, l'indie-tivì
Dimenticate Youtube ma dimenticate anche Mtv. A Chicago è nato qualcosa di diverso. La webtv di Pitchfork punta ad un’alta definizione video e a scoprire il sommerso, non a sponsorizzare il mainstream. Il parallelo più consono è quello con John Peel e le sue sessions alla Bbc. Certo l’epoca è diversa, qui siamo immersi nel digitale. Ma gli intenti di ricerca sono gli stessi.
Costola della rivista Pitchforkmedia, che da piccola fanzine di provincia è diventata il principale punto di riferimento per la musica indipendente, la tv è stata inaugurata da un live dei Radiohead con Thom Yorke alla batteria. La logica è quella del flusso televisivo, attorno al quale si organizza un’offerta ampia. Basta un clic e ci si imbatte in un’esibizione dei Liars o in un film sui Pixies o su John Cage, passando per un live alla Columbia University dei Vampire Weekend. Ovviamente, un’intera sezione è dedicata ai video dei gruppi indie che non troverebbero spazio nelle tv ufficiali. Documentari, reportage, interviste, programmi monografici e poi ci sono i live dalla terrazza di Pitchfork: qui il riferimento con le Peel Sessions è immediato.
Perché tanta libertà di sperimentazione? Pitchfork è un progetto indipendente, senza condizionamenti né finanziamenti esterni. Così è nato il magazine e così si è conservato fino all’arrivo della tv: un canale on demand, che si può vedere tranquillamente a tutto schermo. Era ora, anche il pianeta “indie” adesso ha la sua tv.
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