Festa dei lavoratori. Intervista al sociologo Luciano Gallino: «Sui precari i sindacati poco efficaci. Ma il capitalismo si fa autogol con la riduzione dei salari»
Adriano Olivetti pensava che la fabbrica dovesse diffondere intorno a sé bellezza. Luciano Gallino,
classe 1927, uno dei più autorevoli sociologi italiani, ha iniziato la
sua formazione proprio nella storica azienda di Ivrea, studiando i
processi economici, l’impresa, il lavoro e gli operai. Condivideva
l’utopia di Olivetti e quel modo di pensare che ora sembra così lontano.
In seguito, Gallino ha continuato ad analizzare – all’Università (è
professore emerito a Torino), su giornali e riviste, attraverso convegni
e saggi – l’evoluzione del mercato del lavoro, sottolineandone le
distorsioni, le disuguaglianze nella globalizzazione, la crisi, e
proponendo soluzioni. Il suo ultimo libro, La lotta di classe dopo la lotta di classe (Laterza, 2012, 222 pp., 12 euro), indaga come questa, negli ultimi decenni, venga esercitata – rispetto a quella classica – dall’alto al basso; da parte dei vincitori a danno dei perdenti; a scapito, quindi della classe operaia ma anche delle classi medie. Oggi, il lavoro sembra svanire, tra cassa integrazione, licenziamenti e imprese in difficoltà. E questo Primo maggio, non appare una festa come le altre.
[CONTINUA]
Da Linkiesta del 1 maggio
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