Dopo la sparizione di Domenico Quirico in Siria, ne parliamo con Mimmo Càndito, il decano dei reporter
Se il giornalista contemporaneo può essere comunemente ritratto seduto al desk, Mimmo Càndito,
ancorato a fili e cavi, non c’è mai voluto stare. Per raccontare
soprattutto la guerra e raccogliere le storie di uomini, donne e bambini
devastati dal conflitto. Perché prima dei rischi delle pallottole, per il buon reporter viene quell’empatia profonda con le sofferenze dei popoli di cui parlava Ryszard Kapuscinski. Inviato speciale,
commentatore di politica internazionale e corrispondente di guerra de La Stampa,
Càndito, classe 1941, ha una esperienza quarantennale da reporter e ha
attraversato le ultime crisi più drammatiche della storia del mondo.
Dall’Afghanistan all’Iraq, dal Kosovo alla Libia.
A colloquio con Michele Didoni, l’ex allenatore del marciatore: «Ho perdonato Alex. Metabolizzare è difficile, comprendere si deve. Vorrei ricontattarlo»