Un piccolo comma nel decreto sulle liberalizzazioni riapre la questione delle scorie nucleari, stabilendo che il governo può installare dove vuole i depositi senza il parere ora discriminante delle istituzioni locali. Effetto nimby a parte, il problema è che così si rischia di andare verso la creazione di tanti depositi (in gran parte rendendo stabili quelli ora provvisori). Intanto i deputati del Pd della zona più sensibile, il vercellese (a Saluggia c’è l’85% delle scorie italiane) pur restando fedeli a Monti promettono battaglia, bollando la decisione come «inaccettabile».
Sedata dopo il referendum, la bagarre sul nucleare sta per riaprirsi per un articolo contenuto nel decreto del governo Monti sulle liberalizzazioni. Nascosto tra articoli che hanno avuto finora più eco, c’è infatti spazio anche per l’atomo. Anzi, per i suoi scarti, le scorie. L’articolo 25 (accelerazione delle attività di disattivazione e smantellamento dei siti nucleari) vorrebbe dare impulso al decommissioning e rendere più facile l’autorizzazione di nuovi depositi nucleari, in deroga – se necessario – a procedure ordinarie. «Se fosse approvato autorizzerebbe i nuovi depositi nucleari nei siti a rischio», denuncia Gian Piero Godio, instancabile antinuclearista piemontese di Legambiente, che se non avesse setacciato ogni angolo del decreto non avrebbe scovato una norma sfuggita ai più. [CONTINUA]
Da Linkiesta del 23 gennaio
lunedì 23 gennaio 2012
domenica 22 gennaio 2012
La lotta operaia all’epoca di CentoVetrine
Stasera qualche milione di italiani seguirà il “puntatone” speciale della soap opera di Canale5. Piersilvio Berlusconi, dopo settimane di silenzio e di maestranze col fiato sospeso, ha annunciato con un chttp://www.blogger.com/img/blank.gifolpo di teatro che salverà la serie CentoVetrine “almeno per un anno” e con essa le centinaia posti di lavoro nella sede di produzione di San Giusto Canavese, una Hollywood piemontese. Ma visto che le puntate pronte bastano per molti mesi, non è chiaro quando gli studios riapriranno, per quanto tempo ci sarà lavoro, né se sarà riassunto anche chi ha fatto vertenza. Viaggio tra elettricisti, visagiste, pettinatrici, costumisti e comparse di un’Italia realmente in crisi. Anche nella fiction.
Lo svincolo autostradale di San Giorgio è stato il polmone del dopo Olivetti. In un reticolo di pochi chilometri – stretti stretti tra rotonde e bianche costruzioni – si è concentrata un’alternativa a quel lutto insostenibile segnato dalla scomparsa della “cara azienda”, una via di fuga nel materiale e nell’immaginario. Da un lato, Pininfarina, il suo ramo produttivo chiuso lo scorso ottobre; dall’altro – lungo le evocative via Federico Fellini e via Anna Magnani – Telecittà Studios, la Hollywood piemontese, a San Giusto Canavese. [CONTINUA]
Lo svincolo autostradale di San Giorgio è stato il polmone del dopo Olivetti. In un reticolo di pochi chilometri – stretti stretti tra rotonde e bianche costruzioni – si è concentrata un’alternativa a quel lutto insostenibile segnato dalla scomparsa della “cara azienda”, una via di fuga nel materiale e nell’immaginario. Da un lato, Pininfarina, il suo ramo produttivo chiuso lo scorso ottobre; dall’altro – lungo le evocative via Federico Fellini e via Anna Magnani – Telecittà Studios, la Hollywood piemontese, a San Giusto Canavese. [CONTINUA]
martedì 3 gennaio 2012
Nuovo anno con fortino invalicabile in Val di Susa. Ma i no-Tav resistono
Il filo spinato si attorciglia sopra le alti reti. Più in là, è stato costruito un muro a difesa del cantiere della Maddalena. Dietro, i mezzi cingolati salgono e scendono, gli agenti controllano e identificano. La Val di Susa non è una valle come le altre, non è la valle di un paese normale. Ha un fortino militare come neanche in Afghanistan. Ma, nel corso dei mesi - anche quando la raccontavano come un covo di terroristi - la sua popolazione non ha smesso di mobilitarsi contro un'opera mai voluta. È la valle simbolo del 2011, quella dei beni comuni, che ha anticipato la vittoria dei referendum.
Dal primo gennaio, le maglie della militarizzazione del territorio si sono fatte più strette: «Le aree e i siti del comune di Chiomonte, individuati per l'installazione del cantiere della galleria geognostica e per la realizzazione del tunnel di base della linea ferroviaria Torino-Lione, costituiscono aree di interesse strategico nazionale». Lo ha deciso l'articolo 19 della legge di stabilità, approvata il 12 novembre, a poche ore dalla caduta di Berlusconi. Chiunque varcherà la zona-limite, come ha ribadito il questore di Torino Aldo Faraoni, sarà arrestato: rischia un anno di carcere o una multa di 309 euro (articolo 682 del codice penale). Il movimento è convinto che la decisione non cambierà una virgola della strategia di lotta. «La resistenza - ha detto Alberto Perino - proseguirà come prima. Badate bene, l'area strategica riguarda solo il cantiere e non oltre. Non le strade circostanti, né i terreni d'accesso. Faranno di tutto per prenderci la baita. Ripeto, se pensano di costruire un'opera contro il volere della popolazione hanno sbagliato indirizzo. Possono arrestarci tutti».
Il 2011 è stato un anno importante: la baita senza più sigilli, la libera Repubblica della Maddalena, le notti di musica e d'impegno, lo sgombero del 27 giugno con i gas cs, l'assedio e gli scontri di luglio, la discesa a Torino e le grandi marce d'autunno tra i boschi verso le reti e la baita Clarea che i No Tav non hanno abbandonato nemmeno a Capodanno. «Un anno di svolta - racconta Francesco Richetto, comitato di lotta popolare di Bussoleno - che ha segnato, dopo il 2005 di Venaus, un ritorno delle ostilità. Il 2011 è stato il momento di tornare in piazza e ritrovarsi come nel 2010 contro i sondaggi, questa volta di fronte a un governo ancora più determinato. Una partecipazione continua. Proseguirà la pressione sul "non cantiere" e sugli intenti di allargarlo». I No Tav stanno ipotizzando una manifestazione nei primi mesi dell'anno.
Nelle scorse settimane è stato siglato l'accordo tra Italia e Francia: una nuova società (la terza dopo Alpetunnel e l'erede Ltf) gestirà gli appalti; i lavori per il cunicolo esplorativo della Maddalena partiranno a inizio 2012, quelli della vera galleria un anno dopo. Critica la decisione di rendere l'area sito strategico, il presidente della Comunità montana Sandro Plano, Pd eterodosso: «Un'estremizzazione senza precedenti. Il fatto stesso che la zona sia militarizzata significa che l'opera non ha il consenso della gente, come sostiene invece il commissario Virano. Il decantato Osservatorio non è servito nulla. Si sprecano montagne di soldi e non si recupera il dissesto idrogeologico, non si sistemano le scuole, si chiudono gli ospedali, si tagliano i treni pendolari. Noi amministratori continueremo la nostra battaglia legale. Come nel ricorso contro l'attuale affidamento dei lavori del tunnel geognostico alla stessa ditta scelta ai tempi di Venaus, la Cmc di Ravenna. Allora per un costo di 80 milioni adesso per oltre 100». In disaccordo con l'istituzione del sito strategico, Renzo Pinard (Pdl) sindaco di Chiomonte medita le dimissioni.
Continua, infine, il polverone sollevato dal deputato Stefano Esposito, Pd, su una gita alla Maddalena di un liceo di Bergamo, autorizzata dal consiglio di Istituto e dal preside. Indignato il parlamentare aveva scritto al ministro Profumo e ieri ha aggiunto di essere disposto a pagare una visita al cantiere dove gli studenti potranno «dialogare con gli agenti che presidiano il sito». Massimo Zucchetti, ordinario al Politecnico di Torino, ha scritto, allora, al ministro, suo ex rettore: «Bene hanno fatto gli insegnanti a rendere edotti non soltanto a parole, ma sul campo, i proprio allievi su una questione di importante attualità, esercitando un diritto/dovere sancito dalla Costituzione».
Da il manifesto del 3 gennaio
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