lunedì 4 giugno 2012

Siamo tutti figli della società eccitata

Grande è l’eccitazione sotto il cielo, ma la situazione è tutto fuorché eccellente. Lo spettacolare, lo sconvolgente, il sensazionale sono diventati normalità. Una studentessa ustionata sulla copertina di un quotidiano, nome e indirizzo del presunto mostro di Brindisi pubblicati su Twitter, le settanta foto del ritrovamento del cadavere di Sarah Scazzi scaricabili da un sito. Tutto a portata di un clic, perché se negli anni Sessanta, a mo’ di freddura, si diceva che la Bild (il vendutissimo tabloid tedesco) «è stato il primo a parlare con il cadavere», negli ultimi anni il sensazionalismo è diventato paradigma del sistema dei media (e non solo).
Inquieto, nevrotico, affamato di stimoli anche momentanei, assuefatto da un profluvio di choc emotivi (che non hanno tempo di sedimentarsi nella coscienza), sovraeccitato ma non appagato: ecco l’homo sapiens del XXI secolo, preda di un sovraccarico di sensazioni audiovisive. A tutti i costi. Perché, a tutti i costi, bisogna esserci, anzi essere percepiti. E sgomitare per non rischiare la dannazione all’oblio eterno. Lo spiega bene Christoph Türcke, professore di filosofia all’Accademia di arti visive di Lipsia, nel suo La società eccitata; Filosofia della sensazione (Bollati Boringhieri, 2012, pagine 342), un’imponente e complessa analisi della contemporanea società della sensazione: «Una società che non è nuova per niente, bensì in costruzione da secoli». Türcke elabora una (post)moderna declinazione, un’estrema propaggine, della Società dello spettacolo di Guy Debord, lo fa in modo serio, attualizzando le intuizioni del teorico del situazionismo e ancorandole a un terreno storico. Ha costruito così un’archeologia del concetto di sensazione, dal Rinascimento all’Illuminismo a oggi. Lungo secoli in cui il significato fisiologico di sensazione ha subito uno slittamento semantico: «Dalla percezione più comune alla percezione dell’inconsueto per disegnare, da ultimo, l’inconsueto stesso». Il sensazionale, che dovrebbe essere raro oltre che sconvolgente, da caso limite diventa norma.
[CONTINUA]

Da Linkiesta del 3 giugno